Raccolta di margherita (Italian Edition) Margarita García Alonso, poetessa, scrittrice, giornalista, artista visiva cubana, vive dal 1992 in Francia.Traduzione: Diego Dal Medico, editor italiano a Venezia.


Quiero agradecer
a mi editor y traductor italiano Diego Dal Medico por llevarme a Venecia! Margarita García Alonso, poetessa, scrittrice, giornalista, artista visiva cubana, vive dal 1992 in Francia. Autrice di quattordici raccolte di poesia e di due romanzi. Traduzione: Diego Dal Medico, editor italiano a Venezia. "Margarita García Alonso è una poetessa di luce che costruisce i testi in base all’impatto visivo delle parole. La sua opera interroga le cause originarie della provocazione, dell'intensità e della bellezza contemporanea: un valido motivo per leggere le poesie di Margarita, pubblicate per la prima volta in Italia.Ci auguriamo che con questo libro inizi la traduzione integrale del suo proficuo ed eccellente lavoro."

un poema al azar...

Diario del Tempio

Piccoli recinti,
microscopici sfiatatoi
all’ombra del Tempio.

Dèi e Uomini pregano
un profumo purissimo,
tanto puro che fiorisce l’altare
nelle notti di calma.

Fuori il massacro,
ovunque desiderino uccidono
uccidono quel che rimane nella gabbia
uccidono come uccelli.

Proprio ora,
nelle acque fangose di Luanda
cominciano la guerra
ippopotami e coccodrilli.

Il fiume è enorme,
la fame immensa
affila denti, perfora,
salta all’occhio la massa inerte
della bestia attaccata allo spessore
della materia grassa.

La pianta legnosa nel corpo
l’ambizioso che brama,
il grugno
sorvolato da insetti
simili a lampade a gas.

Guarda, il vero tempio,
negli occhi di mia madre
quando pone nella mia bocca
la saliva sacra di
Santa Caterina da Genova
“se una goccia di quel che sento
cadrà nell’inferno,
lo trasformerà in paradiso”.

Io sono il paradiso e l’inferno, mamma
sono Caterina dei peccati,
guarda la luce della vetrata.
Quanti anni resterà l’uccellino in esilio?

Ovunque impalano uccelli,
sopra rami, dovunque,

nella casa del vicino,
ci sono sette uccelli,
come le settimane,
come le lune,
privati della fantasia,
cadaveri secchi
sopra piante che scacciano
l’odore irrazionale
da morto.

Li divorano, distruggono
il tempio sacro delle ali.

Madre, è allora che mi inietto

l’acido letale della poesia
deteriora la mia vena d’infanta,

vecchia ai tuoi occhi, madre
a quelli di Santa Caterina.

Nella mia terra, quando qualcosa va male
la notte si riempie di schizofrenici
che contemplano le stelle
seduti a terra

stelle che mi fanno germogliare parole,

contro questa guerra che esiste
nessuno vede ma esiste.

Con un papiro antico
sospeso sull’abitudine

poso la fronte a un palo,
mi sfracello

no, no ho somigliante

guarda quant’è bello il mirtillo,
guarda madre
ci sono molti fiori
per quattro primavere,
e dentro, ascolta, madre,
urino sopra il carbone
e non lo spengo.

Va’ e celebra ciò che nomino,
celebra quel che rimane dopo la battaglia
è poco,
ma è salvo.


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