Catherine de Sienne, Mettere al sole, Margarita García Alonso

Catherine de Sienne recevant les stigmates, Pompeo Batoni, huile sur toile, 1743, musée de la villa Guinigi de Lucques



Raccolta –di-Margo

Margarita García Alonso

Traduzione e selezione di Diego Dal Medico.




Mettere al sole

Qui non ci sono muse,
solo vacche pezzate
che brucano all’alba
la finissima erba gelata.

Vacche smunte,
il latte nei condotti metallici
scorre come un ruscello irruento
ai piedi del vitello che trema.

Sensazione di mattatoio,
– il lampo attraversa il cielo –
attraversa questo cielo sconosciuto
infettato dai gas della partoriente.

Presto espellerò l’utero
espellerò il coagulo che azzurra
mentre le mosche danzano
un tempo infinito.

Respiro male, ansimo
se guardo le stelle.

Nessuno mi ha toccato
– nessuno mi tocca –

ovunque sia
mi perseguita
la lordura,
fango nelle mani,
ogni alba trucioli
brulicano nella narici,
odore di scarafaggio
dalla latrina di pali,
dove la latta dell’acqua
serve da specchio

la povertà
dei miei genitori miete
un campo di piselli

l’infinita povertà
nella primavera della stalla
dove siamo fiere
dal pelo ispido
sottomettendo al vento
quest’odor di umano
che fa venir fame
ad altre bestie.

La nostalgia stringe le mie viscere,
la mia mano deve scrivere
senza infastidire le sentinelle
che vegliano sul contado

conto crepe,
sempre defeco e urino
prima del viaggio o della battaglia

devo proteggere la mia rotula
pulire il fieno
tirar su l’humus.                                      

Un rosone violaceo
in mezzo al petto.

Ciò che sono spaventa:
uccello senz’isola,
gazza di scogliera
scrittrice di spettri

groviglio di serpenti
che fornicano e spingono,
verso la corrente

senza pietà mi soffocano
quando ho chiesto solo
di custodire greggi
dove cade il frutto
tentatore del paradiso.

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