Vero, Berardinelli: “La Letteratura non esiste più. Gli editori pubblicano spazzatura”
"La poesia non ha però smesso di insegnare e dire qualcosa, non si è
sostanzialmente ancora esaurita. Il paradosso è che “è diventata il
genere letterario di chi non sa scrivere”, infatti, rilancia
Berardinelli, “i poeti mediamente non hanno idea di cosa sia un verso”.
Berardinelli: “La Letteratura non esiste più. Gli editori pubblicano spazzatura”
In occasione di un’intervista rilasciata al Il Giornale,
il critico letterario Alfonso Berardinelli ha esposto le sue
perplessità e teorie circa la condizione della letteratura degli anni
Duemila e la sua fruibilità. Si è espresso inoltre in merito
all’impossibilità dell’esistenza di classici contemporanei.
In prossimità dell’uscita del nuovo romanzo, Discorso sul romanzo moderno. Da Cervantes al Novecento, prevista il 19 maggio, il professore ha dichiarato che “della letteratura è rimasto soltanto il nome. È l’ora dei velleitari, specie in poesia”.
La letteratura oggi vive una
situazione paradossale in quanto la critica ha perso il ruolo trainante e
militante che le era proprio. Si è cioè svuotata della peculiare
funzione selettiva e valutativa lasciando spazio all’editoria che ha
assunto, invece, una funzione promozionale.
“Se l’editoria si rifiutasse di pubblicare almeno i due terzi di quello che pubblica, si riuscirebbe a fare un po’ di chiarezza”.
Si è in altre parole verificato uno svuotamento intellettuale nel
panorama editoriale contemporaneo, un declassamento della poesia e della
narrativa denunciato da Berardinelli.
Oggi i grandi scrittori vengono
pubblicati da piccole case editrici, mentre quelli di scarso valore
trovano posto negli scaffali delle case editrici più accreditate.
Il lettore medio non ha più le facoltà
per scegliere e comprendere di cosa parla un libro. Molti e disparati
sono i generi e gli autori e scegliere è questione d’istinto.
Quest’ultimo necessita inevitabilmente di una base culturale, ma
purtroppo, constata il critico, “da solo il lettore non capisce che
sapore ha un libro”. Ecco che vediamo applicate a questo le stesse
strategie di marketing adoperate per qualsiasi altro prodotto
commerciale. Il romanzo viene quindi servito con tanto di etichetta:
“romanzo-storico”, “romanzo-erotico”, “romanzo-giallo” e così via.
“La critica da anni non è più in grado
di mettere ordine nei fenomeni letterari”, asserisce Berardinelli.
“Narrativa e poesia si sono così dilatate da essere entità senza forma
né confini”, aggiunge.
Il dato allarmante è che oggi tutti si
ergono a scrittori, tutti giustificano la propria continua produzione
di scritti “illeggibili” e “impubblicabili” avvalendosi di un diritto di
creatività autolegittimato. Lo scopo rimane la continua ricerca di
notorietà e di affermazione personale. “I narratori hanno un solo
obiettivo, ossia il Premio Strega” afferma il critico.
Sottolinea, in seguito, l’assenza di
scrittori creativi, coscienti, in grado di rapportarsi con il pubblico e
soprattutto consapevoli della cosa da raccontare. “Il vero narratore sa
scegliere perché riesce a scrivere bene solo se si è scelta la cosa
giusta da raccontare”. Proprio come facevano i classici. Questa la
teoria del professore.
Più sconcertante è la condizione della poesia a detta di Berardinelli.
“È un caso disperato. Sono decenni che
il 90 % della poesia che si pubblica non è né brutta né bella. È nulla.
Nessuno potrebbe leggerla, per questo non ha lettori”, ha dichiarato.
La poesia non ha però smesso di
insegnare e dire qualcosa, non si è sostanzialmente ancora esaurita. Il
paradosso è che “è diventata il genere letterario di chi non sa
scrivere”, infatti, rilancia Berardinelli, “i poeti mediamente non hanno
idea di cosa sia un verso”.
Come ha già analizzato ne Il pubblico della poesia,
il professore spiega che gli unici fruitori del genere in questione
sarebbero i critici letterari. Venuto meno un pubblico specializzato è
però decaduta di conseguenza anche la critica. In sostanza la poesia non
ha più un destinatario di riferimento.
La letteratura non ha più a
disposizione un pubblico competente, né nell’ambito della narrativa né
in quello della poesia. Non vi è più la ricerca di nuovi talenti, di
curiosità. Non c’è più preferenza e libera scelta nel marasma
dei libri pubblicati ogni anno. Il lettore si ritrova smarrito e
disorientato. La critica d’altra parte non è più in grado di guidarlo.
L’attuale cultura letteraria è alla
costante ricerca di grandi successi, ma questi non possono essere
considerati classici contemporanei. “Non esistono i classici del
presente, per definizione. Se uno scrittore è contemporaneo non può
essere classico”. Gli unici veri classici sono, secondo Berardinelli,
quelli “che hanno un legame significativo con la storia”, cioè quanti
possono divenire oggetto di studio.
Bianca Stanco
Nel
racconto non tutto è perduto, ma abbiamo bisogno di morire alcune
figure contemporanee che hanno conquistato il mercato, almeno in America
Latina sta diventando un fenomeno politico. Porqueria letteratura,
lontano dalle pressioni dei nuovi lettori: il cambiamento strutturale,
linguaggio conciso, un minor numero di descrizioni e più
internalizzazione e solitudine senza risolvere i pesonajes ....
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